L’intervento del consigliere Bellazzi durante la discussione della mozione di sfiducia al Sindaco nel Consiglio Comunale del 17 Dicembre.
“La questione viaggia su piani separati
Da una parte l’etica, la morale e la dignità, che appartengono alla sfera più personale e che dunque richiedono valutazioni soggettive.
Io personalmente al momento della squallida vicenda che ha dato il via a tutto mi sono sentito sporco.
Mi sono auto assolto dicendomi che era ciò che una opposizione deve fare: usare ogni arma lecita per mandare a casa la maggioranza.
Mi mentivo.
Intanto perché la politica non è soltanto mandare a casa la maggioranza ma costruire il bene dei cittadini e poi perché i mezzi possono anche essere leciti ma talvolta sono sporchi, e quella volta lo erano.
Tanto più per l’olezzo di escrementi che si sentiva dietro.
Mi assolsi, ma la mia coscienza non era a posto.
Ma quello che conta oggi è altro, ed è la capacità di questa amministrazione di far fronte alle necessità di Vigevano.
E la risposta è no, sin dall’inizio, perché il Sindaco Ceffa non ha mai avuto la forza necessaria, avendo fallito con la sua lista personale e restando così in balìa di spinte, richieste e mal di pancia provenienti da ogni dove. E che sono giunte anche fino a me, con richieste di fare qualcosa, di pensare a maggioranze alternative.
Questa melma politica gli ha impedito, ammesso e non concesso che lo avesse voluto e saputo fare, di volare più alto di quello stagno in cui Vigevano giace immota da oltre 20 anni, persa alla conoscenza del mondo là fuori, lontana dai centri di potere e dalle loro scelte come l’ultima farsa, quella dei 52 milioni per l’ospedale di Voghera “che si è mossa per tempo” è lì a testimoniare.
Vigevano incapace di creare relazioni di qualunque tipo con il territorio, con le università, con una assenza persistente e devastante di strategie a lungo termine, con una assenza di coraggio nelle scelte e una sottomissione alle richieste di figure esterne, che fossero l’improvvisato di turno (i disastri sul piano turistico parlano da soli), oppure la diocesi (con i graziosi regali di Vigevano inc.) oppure invece le miserevoli richieste di gente che ha il solo proprio tornaconto quale faro illuminante non fa differenza ma fa danno.
È di questo che dobbiamo oggi discutere.
E se sul primo livello , quello etico, si resta come detto sul piano personale, sul secondo livello occorre pensare alla città e non a sè stessi. E in questo caso la valutazione è semplice e immediata: questa amministrazione non è mai stata in grado e tantomeno lo sarà adesso di dare a Vigevano non ciò che merita (perché nulla è dovuto e i cittadini devono assumersi la responsabilità delle loro scelte al momento del loro voto o del loro non voto), ma ciò che si potrebbe darle utilizzando leve migliori, strategie, progetti più elevati, persone più qualificate in grado di dirigere una macchina comunale sottodimensionata, poco stimolata e sovraccarica.
Vigevano potrebbe essere migliore, non lo sarà mai con questa amministrazione.
Per questo chi fra voi viaggia a un livello più alto, chi fra voi non ha la necessità di occupare questi scranni perché già gratificato al di fuori di qui, chi ha pensieri essenzialmente solo per la propria città dovrebbe fare un passo che non è certo un tradimento, perché l’ultima cosa che deve guidare in questa decisione, è questa parodia di politica, queste pseudo famiglie che però si distruggono alla prima brezza, questi raggruppamenti di parenti-serpenti.
Vigevano resta, la nostra coscienza resta, i nostri miserevoli partiti e partitini no.
L’unica guida, per tutti, deve essere un’analisi della situazione attuale di Vigevano, una seria e distaccata analisi di quanto è stato fatto e una analisi di quanto potrà una maggioranza che non lo è più essere la guida capace di superare uno dei momenti peggiori nella storia recente di Vigevano, una città senza più spinta, senza più idee, senza coraggio e senza professionalità, che ha bisogno come l’aria di trovare tutto quello che le è stato sottratto negli ultimi 20 anni.
È un atto di coraggio che la città vi e ci chiede, e del quale sarà riconoscente.
Alekos Panagulis, e mio padre poi che me lo ha fatto giungere, mi hanno insegnato che la politica deve essere sì, “Sudore, sangue e merda”, ma anche e soprattutto “Bellezza, morale e bontà”. Io aggiungerei un’altra parola: coraggio.
Eleviamo questo consesso dalle miserie nelle quali si è impantanato, andiamo a casa tutti e i migliori fra noi costruiscano assieme ad altri migliori il futuro di una città che non può più aspettare.